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No, non è colpa dei tuoi genitori. Ma tu puoi fare meglio.

  • Immagine del redattore: Claudio Romano
    Claudio Romano
  • 8 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 13 set



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La vita è un susseguirsi di stagioni. Le prime sono più veloci, dinamiche, piene di novità, le successive sono più lente, riflessive, a volte malinconiche. Tutte, comunque, significative e da vivere appieno, con gioia e serenità. Non è facile, ma è l’unica seria strategia da porre in atto al fine di massimizzare la consapevolezza della nostra esistenza.

Uno dei momenti chiave della nostra vita è quello del distacco dai propri genitori. Non sto parlando della perdita, ma dell’allontanamento prima fisico e poi psicologico. Accade quando il legame si fa meno fisiologico, meno necessario. È una separazione mentale più che fisica, in qualche caso addirittura ideologica con le persone che ci hanno messo al mondo. Non è per tutti esattamente così, ma a molti succede.

C’è una stagione nella nostra vita, in cui i naturali difetti dei nostri genitori ci appaiono lampanti e visibili. Accade quando ci accorgiamo che anche loro sono state delle persone: esseri umani con problemi terreni che in qualche caso si sono riverberati su di noi. Quando questo accade, di solito si vivono sensazioni di rimprovero, per alcuni quasi livore, verso i propri genitori.

A chi ci ha generato si addossano molte colpe e si assegnano pochi meriti: per tutti la considerazione più banale è che molto di quello che siamo, sia dovuto all’educazione e all’impostazione ricevuta. È una grande responsabilità, di cui anche noi figli ormai genitori sentiamo poco il peso. Perché la vita è un grande ciclo, una ruota perenne. Eppure, gli errori commessi tendono a ripetersi, ancora e ancora.

Se è vero quanto detto, è giusto pensare che le proprie mancanze derivino da un buco passato dalla generazione precedente. Mancanza di amore, mancanza di supporto economico, mancanza di comprensione, mancanza di considerazione. Le colpe possono essere tante.

La distanza generazionale con i genitori è sicuramente un punto cruciale. Spesso questo vuoto crea fratture che nella maggioranza dei casi si instaurano nella fase adolescenziale, complessa e difficilmente gestibile. Tra l’altro la tendenza è destinata a peggiorare, visto che l’età media in cui si diventa genitori sta aumentando e oggi è decisamente più elevata rispetto a 50 anni fa, creando un divario anagrafico ancora maggiore.

E allora, dovremmo chiedere il conto di quello che siamo ai nostri genitori? Dovremmo credere che avremmo potuto essere diversi se avessimo avuto qualcosa in più o altro in meno? No, in nessun caso. Siamo quello che siamo perché i nostri genitori hanno fatto quello che hanno potuto, con onestà, nelle loro condizioni.


WISIATI: UN BIAS COGNITIVO MOLTO COMUNE

Il punto è che tutti noi pensiamo e agiamo espandendo al massimo il nostro tempo. Riteniamo che sia tutto relativo al solo momento attuale. È probabilmente uno degli errori più comuni. Questo bias cognitivo si chiama WISIATI, acronimo inglese che sta per “What You See Is All There Is” ovvero “Quello che vedi è tutto ciò che c’è” e lo commettiamo ogni volta che basiamo e i nostri giudizi e le nostre decisioni esclusivamente sulle informazioni ad oggi disponibili, ignorando ciò che non è visibile o non noto.

Molto di quello che ci è stato insegnato, deriva da un mindset orientato al passato, perché è molto difficile ragionare con la testa al futuro. Questa è la “colpa” dei tuoi genitori. Ed è assolutamente veniale, perché la stai commettendo anche tu.


LE TEORIE DI CRESCITA PERSONALE CI POSSONO VERAMENTE AIUTARE?

Cosa ci dicono le teorie di Crescita Personale, a tale proposito? Come allarghiamo il nostro mindset? Indubbiamente, non sapere di non sapere qualcosa è un concetto difficile da comprendere e soprattutto non è risolvibile. Se non sappiamo, non sappiamo. Ma sapere di non sapere è diverso, ed è questo lo sforzo che dobbiamo compiere. Sapere di non sapere ci può consentire di avere posizioni più aperte, meno assolute e quindi non commettere gli errori di un punto di vista troppo stretto.

  1. Non essere sicuro del futuro. Quello che immagini possa succedere è dipendente dal tuo punto di vista. Prova a chiedere a qualcuno più giovane o più anziano di te come vede il futuro.

  2. Empatia, non simpatia. Essere empatico significa mettersi nei panni dell’altro e visualizzare il suo punto di vista. Non significa concordare con le sue idee, questo significa essere simpatico, non empatico.

  3. Anche tu sei stato giovane. Quello che stai vivendo come genitore, lo hai vissuto come figlio. Non è detto che tu debba ripetere le tue esperienze sui tuoi figli. Potrebbe non essere la sua soluzione.

  4. Non confrontarti mai con i tuoi figli. Sono altre persone, non sei tu.

  5. Comprensione, non imposizione. In nessun caso, una decisione imposta potrà portare a risultati positivi. Qualunque scelta deve essere spiegata e condivisa.  


No, non è stata colpa dei tuoi genitori, e ora hai l’occasione di riparare quello strappo. I tuoi genitori sono stati persone come te, né migliori, né peggiori. Hanno fatto tutto quello che potevano in tempi non facili. Ora tocca a te.

 
 
 

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